giovedì 25 novembre 2010

Tre limerick per un turno di Champions

C'era un allenatore d'Alentejo
che non era stronzo; era molto pegio.
Una volta ordinò ai giocatori
di far casino e farsi buttar fuori
quel tale allenatore d'Alentejo.

***

C'era un pluripresidente a Milano
che anziché godersi il suo Zlatano
che segna ad un francese (forse Lloris?)
il martedì di sera chiama Floris
quel buffo presidente del Milano.

***

C'era uno ben vestito di Testaccio
col dubbio "Se po' fa'? Allora 'o faccio":
mise Mirko, Menez, Borriello e Totti,
vincendo la partita a suon di botti,
quel tizio ben vestito di Testaccio.

domenica 14 novembre 2010

Esempi di relativismo tra Umbria e alto Lazio.

Fu chiesto ad un ternano
per un sondaggio strano
di definire il bello;
rispose: "Borgobello".

Nel vento di Perugia
nessuno invece indugia:
soltanto sono belli
i gol di Ravanelli.

A Foligno, un bel viso
somiglia a quel di Bisoli.
Un duca desueto
si celebra a Spoleto.

E Gubbio? Pensa ai ceri
di cui van tanto fieri.
La squadra rossoblù,
chi la ricorda più?

Se poi passi per Gualdo
ti seguon con lo sguardo
pensando "Che carino!"
se sembri Novellino.

Quei matti di Viterbo
ne tengono una in serbo,
ché coprono di "Pucci!"
la foto di Gaucci.

Ad Orte, al gusto medio,
il calcio causa tedio.
Che caso straordinario
quel nodo ferroviario!

Perciò dalla stazione
che svaluta il pallone
tra treni e traversine
io chiudo le quartine.

venerdì 12 novembre 2010

I cross per Trezeguet

Nelle aree di rigore si vedono passare i cross
per Trezeguet
da una tribuna lontana sua madre lo vede
si ricorda di lui e delle sue attitudini
E per un istante ritorna la voglia di vincere
a un'altra velocità
Passano ancora lenti i cross per Trezeguet
In una vecchia miniera disteso c'è Salas
e un ricordo di Melo come un incantesimo

(ispirata da un capolavoro del M° Franco Battiato

domenica 7 novembre 2010

L'estate struggente del '94

A casa c'è il babbo
che parla, piangendo
di come il salario non vada crescendo;
io invece per strada mi sento Romario
ed attendo.
Aspetto vacanze in campeggio
col camper: Toscana, vicino a Viareggio.
E vago, una stretta su in gola
e la testa confusa
per colpa del calcio sbarcato negli USA.
Diviso tra giovani poco vestite
e la tele del bar che trasmette partite.
Oh, guarda la Silvia e i suoi biondi capelli!
Non posso, c'è Hagi che impegna Ravelli!
Su, valle a parlare, coraggio! Coraggio!
Fai come Roberto - coi Bulgari - Baggio!
Intanto un pensiero mi rode, al campetto.
Lo stoppo di piede, di testa, nel petto,
e si ferma, terribile, ai lati del cuore:
è questa la cosa che chiamano amore?
Ripenso alla Silvia, mi sudan le mani
siccome durante il rigore di Evani.
Mi sa che ho deciso: magari la sposo,
se trovo la forza, se riesco, se oso.
E pure mi spiace, singhiozzo, mugugno,
lasciare il pallone col sole di giugno.
Se dopo funziona, se non ci si annoia,
andremo al Melani su in moto, a Pistoia
e poi, quantomeno, vorrei due bambini
e il maschio lo chiamo Demetrio Albertini.

Diario di un ottimista

Almeno a me, se la mia squadra perde
viene da pensare: non è poi niente.
Guardo di già la partita seguente,
e dentro di me la tingo di verde.

Quella fiducia non è che si sperde,
anche nel caso che poi nuovamente
m'offrano i miei uno scacco cocente
ch'uno li guarda pensando: "Che merde".

Invece nel calcio (e poi nella vita)
s'accettano assai meglio i fallimenti
se ti convinci che sono momenti:

domenica, c'è un'altra partita.
Inoltre, è di grande supporto
scordar che se perdi sei morto.