giovedì 5 aprile 2012

Un difficile momento del rapporto fra Firenze e la sua squadra di calcio

C'ero. Presente per speme, vedevo
tutto l'incredulo strazio del Franchi
mentre la Fiore perdeva col Chievo.

Vedevo gesti tesi, e volti bianchi.
Taluni invece gridavano forte:
"Ma non ve n'andate? Via, saltimbanchi!".

Chi, mogiamente, puntava le porte.
Un padre restava. Il figlio gli chiede:
"Babbo, s'è perso. Perché non si sorte?".

Il padre non parla. Tace, e risiede.
Pareva che fosse sceso un incanto:
tutta Firenze perdeva la fede.

Senza nessuna tristezza, né pianto,
forse delusi, però abituati,
vedon la Viola sfiorire in un canto.

I vecchi in tribuna già rassegnati
canuti, bavosi, in sintesi: esperti
"Siam retrocessi perfino con Bati...!".

"È vero, però", intervengono certi,
"Un conto è una retrocessione;
ma scender così: cos'è, Montaperti?

Ora, non è per nutrir l'ossessione
ma prenderne cinque, in casa!, dai gobbi...
Forse non vedon qual è la questione,

Giochicchiano, i nostri, quasi per hobby
- escluso Jo-jo, il putto fatato -
ma chi veste il viola, tocca che sgobbi...".

Poi uno conclude, disincantato:
"Spero non riesca l'impresa, a 'ste fecce,
di fare risorgere in campionato

chi era già morto (il Novara ed il Lecce)".
Mentre lo dice, nel volto ha disgusto.
Perduto è l'amore, con le sue frecce.