giovedì 11 febbraio 2010

A Giovinco

Né più mai spererò nelle tue sponde
ché al tuo corpo il passaggetto spiacque,
Giovinco mio, che te specchi nell'onde
del grigio Po da cui deforme nacque

la testa tua, con le sue idee infeconde,
dal puerile sorriso, onde non piacque
la tua corsa sgraziata (e ne ha ben donde)
all'infame Ciro ch'al Meazza giacque;

cui fu fatale al meritato esiglio
l'averti in rosa per somma sventura:
voi due la Juve a stento sopravvisse.

Tu non altro che in coro avrai consiglio,
"va' via, e zappa la terra"; a te prescrisse
il fato illacrimata sepoltura.

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