mercoledì 3 febbraio 2010

Materazzi

Sempre caro mi fu quel Serse Cosmi
e quella legge che da tanta parte
dell’ultimo Gaucci il guardo esclude.
Ma sedendo in panchina e mirando, interminati
spalti al di la di quella, e Andrea
Silenzi, e profondissima quiete
io giocator mi fingo, e un poco
il mio compagno si spaura. E come Shevchenko
odo stormir tra queste piante io quell’ Andrea
Silenzi a questa voce
vo comparando: e mi sovviene Grosso,
e le molte stagioni, e il presidente
e Rivas, e il suon di Frey. Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio:
e lo spaccar m’è dolce, Liverani.

1 commento: